Udienza generale
“Credo in un solo Dio, il Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra.”Il primo articolo del credo non ha finito di rivelarci le sue straordinarie ricchezze. La fede in Dio come Creatore del mondo (delle “cose visibili e invisibili”), è organicamente legata alla rivelazione della divina Provvidenza.,
Nella nostra riflessione sulla creazione iniziamo oggi una serie di catechesi il cui tema sta sia nel cuore della fede cristiana, sia nel cuore della persona chiamata alla fede. È il tema della divina Provvidenza. Riguarda Dio che, come Padre saggio e onnipotente, è presente e attivo nel mondo e nella storia di ogni creatura. Lo fa perché ogni creatura, e in particolare l’uomo, immagine di Dio, possa vivere la vita come un cammino sotto la guida della verità e dell’amore verso la meta della vita eterna in Dio.,
La tradizione cristiana della catechesi pone la domanda “Perché Dio ci ha creati? Illuminati dalla grande fede della Chiesa, ripetiamo, da adulti o da bambini, queste o simili parole: “Dio ci ha creati per conoscerlo e amarlo in questa vita e per essere felici con Lui per sempre nell’altra.”
Questa straordinaria verità di Dio guida la nostra storia con volto sereno e mano sicura. Paradossalmente, trova un duplice e conflittuale sentimento nel cuore dell’uomo., Da un lato, egli è portato ad accettare e ad affidarsi a questo Dio Provvidente, come dice il Salmista: “Mi sono calmato e ho calmato l’anima mia, come un bambino si è calmato al seno di sua madre” (Sal 131,2). D’altra parte, l’uomo teme ed esita ad abbandonarsi a Dio, come Signore e Salvatore della sua vita. Questo o perché è perplesso dalle cose e dimentica il Creatore, o perché soffre ha dubbi su Dio come Padre. In entrambi i casi l’uomo chiama in causa la divina Provvidenza., Tale è la condizione umana, che anche nella Sacra Scrittura, Giobbe non esita a lamentarsi davanti a Dio con franca fiducia. In questo modo la parola di Dio indica che la Provvidenza si esprime anche nel lamento dei suoi figli. Afflitto nel corpo e nel cuore, Giobbe disse: “Oh, che sapessi dove trovarlo, che venissi al suo posto! Vorrei porre il mio caso davanti a lui, e riempire la mia bocca con argomenti ” (Giobbe 23:3-4).,
Nel corso di tutta la storia umana, sia nel pensiero dei filosofi, negli insegnamenti delle grandi religioni, sia nel semplice riflesso della persona per strada, agli esseri umani non sono mancate ragioni per cercare di capire, o meglio per giustificare l’azione di Dio nel mondo.
Vengono proposte diverse soluzioni. Chiaramente, non tutti sono accettabili e nessuno è completamente esaustivo. Fin dai tempi antichi, alcuni hanno fatto appello al destino o al destino cieco e capriccioso, alla fortuna piegata alla cieca. Altri hanno compromesso il libero arbitrio dell’uomo nella loro affermazione di Dio., Soprattutto nella nostra epoca contemporanea, altri pensano che l’affermazione dell’uomo e della sua libertà implichi la negazione di Dio. Queste soluzioni estreme e unilaterali almeno ci fanno capire quali problemi profondi della vita entrano in gioco quando si parla di ” divina Provvidenza.”Come conciliare l’onnipotenza di Dio con la nostra libertà e la nostra libertà con i suoi infallibili decreti? Quale sarà il nostro futuro piccolo? Come dobbiamo interpretare e riconoscere la sua infinita saggezza e bontà di fronte ai mali del mondo-il male morale del peccato e la sofferenza degli innocenti?, Questa nostra storia, che si dipana attraverso secoli di eventi, di terribili catastrofi e di sublimi atti di grandezza e di santità…qual è il significato di tutto questo? È un eterno, fatalistico ritorno di tutto al punto di partenza senza alcun punto di arrivo, se non un cataclisma finale che seppellirà tutta la vita per sempre? Oppure, al contrario-e qui il cuore sente di avere ragioni più grandi di quelle che la sua gracile logica può fornire-c’è un essere provvidente e positivo?, C’è questo essere che chiamiamo Dio, che ci circonda con la sua intelligenza, tenerezza e saggezza, e guida” con un tocco forte e gentile ” questa nostra esistenza-la realtà, il mondo, la storia, anche le nostre volontà ribelli, se acconsentono a lui-verso il riposo del “settimo giorno” di una creazione che è finalmente arrivata al suo compimento?
Qui, sul filo del rasoio tra speranza e disperazione, abbiamo la parola di Dio per rafforzare immensamente le nostre ragioni di speranza. Sempre nuova, benché ripetutamente invocata, quella parola di Dio è così meravigliosa da essere quasi incredibile dal punto di vista umano., Mai la parola di Dio assume tale grandezza e attrazione come quando le più grandi esigenze dell’uomo la affrontano. Dio è qui, è l’Emmanuele, Dio con noi (Is 7,4). In Gesù di Nazaret, risorto dai morti, Figlio di Dio e nostro fratello, Dio mostra che “ha fatto la sua dimora in mezzo a noi” (Gv 1,14). Possiamo ben dire che tutta la storia della Chiesa nel tempo consiste nella costante e ardente ricerca di trovare, esaminare e proporre i segni della presenza di Dio. La Chiesa è guidata in questo dall’esempio di Cristo e dalla potenza dello Spirito., Per questo la Chiesa può, la Chiesa vuole, la Chiesa deve annunciare e dare al mondo la grazia e il senso della divina Provvidenza. La Chiesa lo fa per amore dell’uomo, per liberarlo dal peso schiacciante dell’enigma e per affidarlo a un mistero di un amore grande, incommensurabile, decisivo come è Dio., Così il vocabolario cristiano si arricchisce di espressioni semplici che costituiscono, oggi come in passato, il patrimonio di fede e di cultura dei discepoli di Cristo: Dio vede, Dio sa, a Dio piacendo, per vivere alla presenza di Dio, sia fatta la sua volontà, Dio scrive dritto con storto lines…in breve-divina Provvidenza.
La Chiesa annuncia la divina Provvidenza non per invenzione propria, per quanto ispirata dai pensieri dell’umanità, ma perché Dio si è rivelato così., Ha rivelato nella storia del suo popolo che la sua azione creatrice e il suo intervento salvifico erano indissolubilmente uniti, che facevano parte di un unico piano decretato dai secoli eterni. Così la Sacra Scrittura diventa, nella sua globalità, il documento supremo della divina Provvidenza. Essa manifesta l’intervento di Dio nella natura mediante la creazione e il suo intervento ancora più meraviglioso mediante la redenzione, che ci rende nuove creature in un mondo rinnovato dall’amore di Dio in Cristo., La Bibbia parla della divina Provvidenza nei capitoli sulla creazione e in quelli più specificamente riguardanti l’opera della salvezza-nella Genesi, e nei Profeti, specialmente in Isaia, nei cosiddetti salmi della creazione e nelle profonde meditazioni di Paolo sugli imperscrutabili piani divini all’opera nella storia (cfr. specialmente Efesini e Colossesi), nei Libri della Saggezza, così desiderosi di trovare il segno di Dio nel mondo, e nel Libro dell’Apocalisse completamente intenti a trovare in Dio il significato del mondo., Alla fine sembra che il concetto cristiano della Provvidenza non sia semplicemente un capitolo della filosofia religiosa, ma che la fede fornisca una risposta alle grandi domande di Giobbe e di tutti quelli come lui. Lo fa con la completezza di una visione che, favorendo i diritti della ragione, rende giustizia alla ragione stessa ancorandola alle certezze più stabili della teologia.
A questo proposito il nostro cammino incontrerà l’instancabile riflessione della fede sulla Tradizione alla quale faremo opportunamente riferimento., Nell’ambito della verità perenne, ci avvarremo dello sforzo della Chiesa per essere un compagno dell’uomo che si interroga sempre di nuovo e in termini nuovi sulla Provvidenza. Ognuno a suo modo, il Concilio Vaticano I e il Concilio Vaticano II sono voci preziose dello Spirito Santo, da non ignorare ma da meditare. Non dobbiamo lasciarci spaventare dalla profondità del pensiero, ma accogliere la linfa vitale della verità che non muore.
Ogni domanda seria dovrebbe ricevere una risposta seria, ben ragionata e sana., Per questo motivo toccheremo vari aspetti del singolo tema. Vedremo soprattutto come la divina Provvidenza entra nella grande opera della creazione ed è la sua affermazione che mette in evidenza le molteplici e reali ricchezze dell’azione divina. Ne consegue che la Provvidenza si manifesta come Sapienza trascendente che ama l’uomo e lo chiama a partecipare al disegno di Dio come primo destinatario delle sue amorevoli cure, e al tempo stesso come suo intelligente cooperatore.,
Il rapporto tra la divina Provvidenza e la libertà umana non è di antitesi, ma di comunione d’amore. Anche il problema profondo del nostro destino futuro trova una luce provvidenziale nella rivelazione divina, in particolare in Cristo. Pur conservando intatto il mistero, garantisce per noi la volontà salvifica del Padre. In questa prospettiva la divina Provvidenza, lungi dall’essere negata dalla presenza del male e della sofferenza, diventa un baluardo della nostra speranza. Ci fa percepire come può trarre il bene anche dal male., Ricorderemo infine la grande luce che il Vaticano II getta sulla Provvidenza di Dio per quanto riguarda l’evoluzione e il progresso del mondo, assumendo alla fine nella visione trascendente del regno crescente il punto finale dell’azione incessante e saggia di un Dio provvidente nel mondo.
“Chi è saggio comprenda queste cose; chi ha discernimento, le conosca; poiché le vie del Signore sono rette, e i retti camminano in esse, ma i trasgressori inciampano in esse” (Os 14:9).